Il Disegno di legge. “I dati confermano che l’osteopatia è scelta e apprezzata da milioni di cittadini come sistema di cura, ed è quindi già una professione radicata che deve essere riconosciuta”, prosegue Sciomachen. Al momento però tutto o quasi è lasciato alla buona volontà degli operatori, e di associazioni come il Roi che ha avviato un censimento degli osteopati italiani e ha redatto un “Manifesto” dell’osteopata reperibile in rete che raccoglie i principi alla base della professione e gli elementi indispensabili per il suo esercizio. Qualcosa potrebbe cambiare grazie al Disegno di legge Lorenzin sugli Ordini sanitari e le sperimentazioni cliniche, che all’articolo 4 riconosce l’osteopatia come professione sanitaria. “Si tratta di una tappa fondamentale nel percorso per regolamentare le professioni sanitarie – tra cui anche logopedisti, podologi o igienisti dentali – che va avanti da oltre un decennio”, spiega la senatrice Emilia De Biasi, presidente della Commissione igiene e sanità della Camera.
Una professione già integrata. L’obiettivo del decreto è quello di definire un percorso formativo comune istituendo un albo professionale degli osteopati, e inserendoli all’interno di un ordine professionale. Come già avviene in altri paesi europei: oggi l’osteopatia è riconosciuta come professione sanitaria in Gran Bretagna, Svizzera, Islanda e a Malta, e comunque regolamentata in Francia, Portogallo, Turchia e Lichtenstein. Anche in Italia, d’altronde, se la maggioranza di quanti si rivolgono all’osteopata si affida al passaparola, secondo l’indagine commissionata dal Roi uno su tre chiede consiglio al proprio medico. “Un risultato che mostra come l’osteopatia sia già, nei fatti, una professione “integrata” con le altre, in un sistema di cura che vede la salute del paziente al centro di un disegno che interessa più discipline” spiega Sciomachen. E se gli utenti non mettono al primo posto la necessità di una regolamentazione, sono particolarmente sensibili alla possibilità di usufruire di detrazioni fiscali (che interessano il 21% degli intervistati) copertura assicurativa delle cure (21%) e soprattutto della copertura dei trattamenti da parte del Ssn (43%). “Condizioni per il riconoscimento della professione di osteopata è una premessa indispensabile – ricorda De Biasi – anche se certamente non sufficiente, considerati i problemi legati alla spesa sanitaria”.