Osteopatia, in attesa di un riconoscimento.

Osteopatia, una scelta per 10 milioni di italiani. Ma c’è ancora attesa per un riconoscimento

Apprezzata da moltissimi italiani per trattare lombalgie, cefalee, reflusso gastroesofageo e sindrome del colon irritabile, si rivela utile anche in pediatria e per trattare il dolore in gravidanza. Ma è ancora in attesa per il disegno di legge LorenzinSONO quasi 10milioni gli italiani che scelgono l’osteopatia per trattare il mal di schiena o altri disturbi. Ma sta ancora cercando di uscire dalla clandestinità, per acquisire un riconoscimento giuridico a tutela di operatori e cittadini. Sono queste le contraddizioni emerse dall’Indagine sull’osteopatia in Italia, la prima di questo tipo mai realizzata presentata dal Registro osteopati d’Italia (Roi), la principale associazione del settore. Che ha colto l’occasione per sollecitare l’approvazione del Ddl Lorenzin, già approvato al Senato e fermo alla Camera, che prevede il riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria.
Non solo mal di schiena. Secondo i dati presentati dal sociologo Renato Mannheimer due italiani su tre conoscono l’osteopatia e circa il 20% l’ha utilizzata almeno una volta per se stesso o per un proprio familiare, con buoni risultati visto che la soddisfazione sfiora il 90%. Fondata alla fine dell’800 dal medico statunitense Andrey Taylor Still l’osteopatia è una professione sanitaria di contatto, esclusivamente manuale, che oggi si propone come complementare alla medicina tradizionale. Secondo l’indagine il 70% degli italiani che vanno dall’osteopata cerca un sollievo dal mal di schiena. “Più in generale l’osteopatia, si occupa della gestione del dolore, sia cronico che acuto – spiega la presidente Roi Paola Sciomachen – è utilizzata soprattutto per trattare le lombalgie, ma ha anche altre indicazioni come cefalea muscolo tensiva, reflusso gastroesofageo e sindrome del colon irritabile“. Molte ricerche ne mostrano anche l’utilità in pediatria e per trattare il dolore in gravidanza, influendo anche sulla buona riuscita del parto.

Il Disegno di legge. “I dati confermano che l’osteopatia è scelta e apprezzata da milioni di cittadini come sistema di cura, ed è quindi già una professione radicata che deve essere riconosciuta”, prosegue Sciomachen. Al momento però tutto o quasi è lasciato alla buona volontà degli operatori, e di associazioni come il Roi che ha avviato un censimento degli osteopati italiani e ha redatto un “Manifesto” dell’osteopata reperibile in rete che raccoglie i principi alla base della professione e gli elementi indispensabili per il suo esercizio. Qualcosa potrebbe cambiare grazie al Disegno di legge Lorenzin sugli Ordini sanitari e le sperimentazioni cliniche, che all’articolo 4 riconosce l’osteopatia come professione sanitaria.  “Si tratta di una tappa fondamentale nel percorso per regolamentare le professioni sanitarie – tra cui anche logopedisti, podologi o igienisti dentali – che va avanti da oltre un decennio”, spiega la senatrice Emilia De Biasi, presidente della Commissione igiene e sanità della Camera.

Una professione già integrata. L’obiettivo del decreto è quello di definire un percorso formativo comune istituendo un albo professionale degli osteopati, e inserendoli all’interno di un ordine professionale. Come già avviene in altri paesi europei: oggi l’osteopatia è riconosciuta come professione sanitaria in Gran Bretagna, Svizzera, Islanda e a Malta, e comunque regolamentata in Francia, Portogallo, Turchia e Lichtenstein. Anche in Italia, d’altronde, se la maggioranza di quanti si rivolgono all’osteopata si affida al passaparola, secondo l’indagine commissionata dal Roi uno su tre chiede consiglio al proprio medico. “Un risultato che mostra come l’osteopatia sia già, nei fatti, una professione “integrata” con le altre, in un sistema di cura che vede la salute del paziente al centro di un disegno che interessa più discipline” spiega Sciomachen. E se gli utenti non mettono al primo posto la necessità di una regolamentazione, sono particolarmente sensibili alla possibilità di usufruire di detrazioni fiscali (che interessano il 21% degli intervistati) copertura assicurativa delle cure (21%) e soprattutto della copertura dei trattamenti da parte del Ssn (43%). “Condizioni per il riconoscimento della professione di osteopata è una premessa indispensabile – ricorda De Biasi – anche se certamente non sufficiente, considerati i problemi legati alla spesa sanitaria”.

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